Le tre verità di Cardijn
Cardijn fonda la sua proposta educativa su tre Verità.
Una verità di fede
Dio ha dato all’uomo il dono meraviglioso della vita perché potesse essere felice, esprimere al meglio le sue capacità, per collaborare con Lui alla costruzione di un mondo armonioso e in pace con tutti; nel rispetto e nella valorizzazione della ricchezza di ogni persona e delle meraviglie della natura che lo circonda.
Dio, mistero di comunione e di amore, chiama tutti gli uomini, tutti i giovani lavoratori, a partecipare alla bellezza di questo progetto che sarà definitivo - per suo dono - solo alla fine dei tempi, ma che deve già concretizzarsi, oggi, nelle condizioni di vita di ogni persona, di ogni giovane lavoratore, nessuno escluso.
Scriveva Cardijn: ”Dio, dall’eternità, ha chiamato ognuno e tutti i giovani lavoratori, come ogni uomo, ad un destino eterno e storico. Destino che li chiama ad essere, nell’eternità e nella storia, collaboratori del Creatore e del Redentore a questo progetto di unione completa di tutta l’umanità alla vita stessa della Trinità. Tutti i giovani lavoratori, senza eccezione alcuna, hanno questo destino; è la loro ragione di essere, è il senso della loro esistenza. Non sono macchine, né bestie da lavoro, ma figli, collaboratori di Dio”.
La Verità di fede si fonda sulle pagine sublimi della Bibbia:
Ogni giovane lavoratore è creato ad immagine e somiglianza di Dio (Genesi 1,26-31). Nessuna condizione di vita, nessuna organizzazione del lavoro, nessuna ideologia può ostacolare la realizzazione di questo disegno stupendo di Dio, per la piena realizzazione di ogni persona.
Gesù (Dio fatto uomo) era un giovane lavoratore (Luca 2, 41-52). Gesù ha condiviso le condizioni di vita dei giovani lavoratori, sperimentando la gioia e la fatica del lavoro.
Gesù è morto e risorto perché noi avessimo la vita in abbondanza, una vita felice e pienamente realizzata (Giovanni 10,1-11). Ogni sforzo, ogni impegno di militanza costa fatica, passa attraverso il “venerdì di sofferenza e di morte”, ma è destinato a realizzarsi pienamente nel “mattino radioso” della Pasqua di Vita e di Risurrezione.
Una verità di esperienza
Le condizioni reali di esistenza dei giovani lavoratori e di ambiente popolare sono in netto contrasto con questo destino eterno e storico di cui si parla nella verità di fede. Emerge che sovente non si tiene in considerazione la vita, le esigenze, le attese dei giovani d’oggi.
Bisogna continuare, guardare in faccia la realtà e identificare quali sono i problemi dentro il proprio posto di lavoro, a scuola, nel tempo libero, nel rapporto con gli altri. Guardare oltre, puntare gli occhi al cielo e sapere che Dio ha chiamato i giovani lavoratori a essere protagonisti della costruzione del suo Regno. Contemporaneamente, essere anche capaci di analizzare la realtà in cui questi soggetti sono inseriti partendo dalla loro vita, dalle scelte spesso affrontate nella solitudine, dall’impossibilità di avere una progettualità a lungo termine, dalla difficoltà di capire dove si è collocati e quali spazi di protagonismo poter utilizzare.
Scriveva Cardijn: “Bisogna avere il coraggio di guardare in faccia la realtà, non sfuggire ad essa, non cessare di osservarla non meno di come siamo indotti ad ammirare la realtà del destino eterno e temporale loro assegnato da Dio. Bisogna puntare gli occhi al cielo, ma rimanere con i piedi a terra, su questa terra, dove inesorabile appare la verità delle condizioni di vita quanto appare inesorabile l’esigenza del destino eterno. Bisogna prendere coscienza dell’età, delle condizioni di lavoro, dell’influenza esercitata dall’ambiente, dei problemi del futuro che spesso si affronta nell’isolamento, nell’abbandono e nell’inesperienza.”.
Una verità pastorale
Cardijn fa notare che tra la verità di fede e la verità di esperienza esiste una profonda contraddizione, per cui diventa indispensabile una verità pastorale o di metodo. Occorre elaborare un progetto pastorale, un metodo educativo che permetta ai giovani lavoratori di realizzare il disegno di Dio nella loro vita, nelle concrete condizioni famigliari, di lavoro, di tempo libero, di rapporto con gli altri.
Scriveva Cardijn: “Perché i giovani lavoratori possano conquistarsi il loro destino non c’è che un mezzo: l’organizzazione dei giovani lavoratori che, dentro la Chiesa,tra loro, da loro, per loro si mobilitano, si sostengono, si rafforzano vicendevolmente in vista della conquista del loro destino.”
C’è bisogno di un’organizzazione di giovani lavoratori, realizzata da loro, per loro, con loro: un’organizzazione guidata dai giovani, capace di crescere con i giovani per incontrare ed aggregare altri giovani. Un’organizzazione che sappia incontrare, aggregare e formare i giovani lavoratori affinché diventino militanti ed evangelizzatori al servizio di tutti i giovani lavoratori. Questa organizzazione è la GiOC.
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